FIABE AL CONTRARIO!

La fiaba di Cenerentola


**Il violino di Rosangela

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C'era una volta una ragazza che viveva in un paesino vicino ad una grande città. Si chiamava Rosangela.
Studiava sempre, era molto brava a scuola e frequentava una scuola di musica, infatti suonava il violino.
Aveva due sorellastre ed erano molto invidiose della sua bravura perchè loro non avevano la sua virtù. Un giorno, di nascosto, le rubarono il suo prezioso violino e tutti gli spartiti. Nel frattempo il più bel ragazzo del paese organizzò una sfida tra le più brave musiciste della zona, la più brava a suonare uno strumento avrebbe vinto e sarebbe diventata la sua sposa. Le due sorellastre provarono a suonare il violino che avevano rubato a Rosangela, ma al posto dei dolci e melodiosi suoni, il violino emetteva forti e fastidiosi rumori, tanto che, il bel ragazzo le espulse subito dalla gara.
La povera Rosangela non potè esibirsi perchè non aveva più il suo caro violino. Mentre passeggiava canticchiava una melodia molto bella e il bel ragazzo rimase affascinato dal dolce suono. La invitò a suonare per lui ma lei si rifiutò perchè non aveva nessuno strumento per potersi esibire. Il bel principe le chiede allora di cantare per lui una canzone.
Rosangela gli cantò la stessa melodia di quel giorno e il principe ne rimase nuovamente estasiato. Così la scelse come sua fidanzata e come regalo di fidanzamento le regalò una chiave. Quella chiave apriva una stanza con dentro tantissimi strumenti musicali. Così la giovane fanciulla coronò il suo sogno diventando una famosissima musicista conosciuta in tutto il mondo.

Laura Infantone, 2E

Il gatto con gli stivali


Il gatto senza gli stivali

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C'era una volta un giovanotto generoso e leale, scacciato di casa con il suo gatto con gli stivali, dopo la morte del padre contadino.
Un giorno, mentre il giovane e il suo gatto passeggiavano nel bosco, il gatto sentì dire al suo padroncino:"Vorrei tanto incontrare una fanciulla che mi ami!" il gatto allora disse:"Ci penso io! Levami questi stivali e mettiamoci in cammino". I due camminarono e ad un certo punto il gatto disse:"Adesso restituiscimi gli stivali!" ed iniziò a miagolare. Il miagolio attirò l'attenzione di una bellissima fanciulla: Prezzemolina. "Conoscete prezzemolina?"- chiese il gatto - "Prezzemolina era la figlia di una donna che aveva commesso lo sconsiderato gesto di raccogliere il prezzemolo dal giardino di una strega cattiva, questa sottrasse la piccola alla madre e la rinchiuse in una torre. Ritorniamo al figlio del contadino.
Quando il giovanotto vide Prezzemolina se ne innmorò e chiese al gatto di aiutarlo a liberarla. Allora il giovane e Prezzemolina fuggirono; il gatto, invece, si tolse gli stivali e si nascose dietro un cespuglio. Quando la strega si accorse della scomparsa di Prezzemolina, cominciò a urlare e scalciare.
Ad un certo punto vide gli stivali del gatto, li urtò, il cielo si oscurò ed ella si ritrovò trasformata in un topo che il gatto di mangiò.
Intanto, il giovane e Prezzemolina erano giunti in un castello, dove ad accoglierli fu un re senza figli che gli permise di sposarsi.
Alla fine invitarono anche il gatto al quale non mancò mai nulla, a parte gli stivali!

Laura Mandalari, 2E

L’amicizia è magica
C’era una volta una bambina di nome Sarah che era alta, bionda con gli occhi azzurri. Era proprio una bella bambina ma il suo problema era il carattere! Faceva tutto di testa sua, voleva avere sempre ragione, ma la cosa peggiore era che lei pensava di saper fare tutto da sola, e di non aver bisogno di nessuno. Tutti i bambini del villaggio le chiedevano sempre di giocare con loro, di uscire insieme ma lei continuava a rifiutare, stando sempre a casa, da sola, al buio. La sua vita era la musica, la sua unica amica, l’unica che riusciva a rassicurarla e farla stare bene. Tanto da non sentire il bisogno di altre persone. Un giorno la mamma la costrinse ad andare dalla nonna a portare i cannoli che lei stessa aveva preparato. Sarah, costretta, ci va ma la mamma le ricordava sempre di non passare dal bosco, perché lì non c’era nessuno e se fosse successo qualcosa nessuno avrebbe potuto aiutarla. A Sarah non piacevano i posti affollati, preferiva le strade ombrose e solitarie, quindi si inoltra per il sentiero che conduce al bosco. Mentre camminava però cominciò a sentire dei rumori sospetti provenire da dietro i cespugli e improvvisamente si ritrova un branco di lupi davanti, la piccola è spacciata, i lupi la inseguono e lei è troppo lenta. Improvvisamente delle pietre comparvero dal nulla e colpirono gravemente i lupi che furono costretti ad arrendersi. Dagli alberi vennero fuori i bambini del villaggio che le avevano salvato la vita. Tutti assieme andarono a casa dalla nonnina a dividersi i cannoli. Da quel giorno Sarah capì che una vita senza amici è una vita persa e che non solo la musica poteva darle serenità. Sarah e i suoi amici diventarono così inseparabili e vissero sempre felici e contenti.
Alisea Lo Galbo 2E
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Cuore di lupo.
C’era una volta una bambina che abitava in una casetta vicino al bosco, il suo vestito preferito era una mantellina con il cappuccio di colore rosso, ed è per questo che tutti la chiamavano Cappuccetto Rosso. Un giorno, sua madre le chiese di portare un cestino di focaccine a sua nonna che abitava distante, e che lei non vedeva da moltissimo tempo, raccomandandole di non fermarsi a parlare con nessuno, per evitare che la piccola, venisse a conoscenza della malattia di sua nonna. Cappuccetto Rosso, però disubbidendo alle raccomandazioni materne, passò proprio dal bosco, dove incontrò il temutissimo lupo che le chiese dove stesse andando. La bimba rispose che si stava recando dalla nonna che non vedeva da molto tempo. Naturalmente il lupo scelse la strada più breve per arrivare dalla nonna, e imitando una vocina flebile, riuscì a farsi aprire, dalla povera vecchia, ormai allo stremo delle forze per via della terribile malattia, entrò e in un solo boccone la mangiò con l'intento che dopo l'avrebbe rigettata, quindi l'aveva solo nascosta dentro la sua pancia! Il lupo voleva ad ogni costo evitare che Cappuccetto Rosso potesse scoprire la grave malattia che costringeva la nonna a letto. Poi indossò la sua camicia da notte, la cuffietta, gli occhiali prese un libro e si infilò sotto le coperte ad aspettare Cappuccetto Rosso. Quando questa arrivò vide la nonna assolutamente stravolta. Lei capì tutto e ringraziò il lupo che le aveva impedito di vedere, sul volto della sua adorata nonna, i segni terribili della malattia che l’affliggeva che ormai aveva raggiunto un livello molto grave. Cappuccetto rosso, notò che in fondo la fama terribile che accompagnava il lupo era ingiusta. O forse, non completamente giusta. E’ vero, si era mangiato la nonna, però aveva impedito a lei una sofferenza inutile.
Paola Bonanno, 2E
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I Risognomi
Questa storia, cari ragazzi, si svolge in un mondo piccolissimo, il mondo degli gnomi e dei folletti dei boschi. E così come ci sono i diversi popoli umani, ci sono anche diversi tipi di gnomi. Ora, il nostro villaggetto è Chiccolandia, abitato dai Risognomi, gli gnomi chicchi di riso, un piccolo e pacifico popolo che vive sotto le radici degli alberi all’ombra dei funghi, le cui casette sono fatte di gusci di noci, nocciole, pinoli e ricci di castagne.
I risognomi sanno che sono stati voluti dall’Altissimo Sovrano, re e imperatore del mondo di Lassù e di quello di Quaggiù (cioè il Sottobosco).
Fino a quando i nostri risognomi stettero in pace obbedendo all’Altissimo Sovrano la vita procedette tranquilla e felice, ma fu per poco! I nostri gnometti, infatti, si ribellarono subito al loro buon sovrano ed iniziarono a vivere come se Egli non ci fosse, arrivando perfino a dubitare della sua esistenza. Le conseguenze di questo comportamento non arrivarono a tardare: iniziarono ad odiarsi l’un l’altro, a vivere ognuno per sé, a diventare insipidi, pigri e pieni di amido e tanto tanto presuntuosi.
Ma l’Altissimo Sovrano volle usar pietà al suo piccolo popolo e decise di farsi lui stesso uno di loro. Ma nonostante i suoi successi e le sue opere d’amore venne ripagato con ingratitudine e crudeltà dai risognomi, respinto, umiliato e condannato alla pena del sassolino, costretto cioè a trascinare un duro sassolino sul quale poi fu inchiodato, preso a botte e ucciso. Ma Sorriso, così Egli si volle chiamare da risognomo, riportò il riso sulla terra, ritornando in vita più bello e radioso che mai qualche giorno dopo la sua uccisione. E quello fu l’inizio di una nuova vita: il piccolo chicco caduto a terra era diventato una bella piantina che illuminava tutti gli gnomi. Ed è da questa nuova alba che inizia il nostro racconto, il cui protagonista è Tontolo, l’ultimo figlio di una numerosa famiglia di piccoli gnomi operosi. Tontolo era un chicco di riso nero, molto sottile e fragile che mal mal si reggeva in piedi e tutto quello che faceva era pieno di difetti, a causa della sua andatura barcollante. Proprio per questa sua debolezza era stato chiamato così, Tontolo, ed era sempre preso in giro e disprezzato da tutti. La sua famiglia lo aveva educato alla costanza, al sacrificio che il lavoro comporta e lui aveva maturato un forte senso di responsabilità, ma ahimè, a lui le cose riuscivano male! Gli avevano anche insegnato il timore dell’Altissimo Sovrano, ma con un tono intimidatorio e minaccioso, dicendogli che al Gran Re piacevano le cose fatte bene, e il povero chicchetto si disperava per questo: non sarebbe mai stato ammesso nel mondo di lassù!
Un giorno Tontolo lesse in un libro la storia di Sorriso, il quale prima di essere ucciso, volle restare nel Grano della Vita per nutrire i risognomi affamati e rimanere con loro per sempre. Tonotolo iniziò ad aver fame di questo cibo speciale e decise di partire alla ricerca del Grano della Vita, ricerca che stupivano quanti gli stavano intorno, abituati a nutrirsi normalmente di quel Frumento senza rendersi conto della sua unicità. Quando l’ebbe assaggiato, il nostro piccolo amico non riuscì più a fare a meno di quel Cibo, che divenne il suo tesoro, la fonte della sua felicità. Questa scoperta fu una rivelazione che lo cambiò per sempre, inondandolo di amore, pace e felicità. Sorriso divenne l’amico e il maestro dello gnometto e gli svelò la verità su se stesso e sull’Altissimo Sovrano.
Sorriso era colossale in confronto ai risognomi, era grande quanto un uomo, enorme rispetto ai cicchetti di riso, ma tanto era grande tanto era amorevole, da ogni poro sprizzava bontà e comprensione. Egli si prese cura di Tontolo come se fosse stato il suo unico pensiero; così infatti Lui trattava ogni risognomo avendo come unico obiettivo la loro salvezza. Ma come avvenne questo incontro? Si, leggendo un libro, ma non solo! Fu un incontro reale e tangibile, concreto.
Tontolo si trovava a vagare nel bosco tutto solo, triste e prigioniero delle sue paure in una fredda e piovosa giornata d’inverno, quando all’improvviso andò a sbattere contro una cosa alta e dura, un gradino di legno. Svenne per lo stordimento causato dalla gran botta. Quando si svegliò si ritrovò al sicuro in un bel lettino caldo ricavato da un guscio di pinolo pieno di foglie tritate, e si sentì chiamare per nome da una voce forte e dolce quale nessun’altra.
“Ma dove sono? Chi è che parla?” chiese disorientato il nostro piccolo amico
“Ma come, non mi riconosci Tontolino mio? Io sono Colui che ti ha chiamato all’esistenza, Colui che ti ha voluto e il solo che ti ama veramente”
“Sorriso! Ma se proprio tu?
“Certamente!”
“E che vuoi da me? Come mai mia hai salvato e non mi hai distrutto?”
“Perché ti amo, Tontolino mio!” e detto questo, lo sollevò col suo lettino e lo avvicinò a sé, dondolandolo dolcemente nelle sue mani. Poi gli disse con tenerezza:
“Ecco da oggi in poi voglio che tu viva così nelle mie mani, che cammini nelle mie orme e che vivi di me. Io voglio essere il tuo tutto, io sarò la tua difesa, la tua salvezza."
Il piccolo in un primo tempo rimase frastornato da tanto amore e infatti non tardò a combinare pasticci e a cadere in ogni sorta di pozzanghera fangosa o di cacca di animali. E dopo ogni caduta piangeva terribilmente e correva a scusarsi con Sorriso, con il cuore pieno di paura. Una di quelle volte, la prima di una lunga serie, Sorriso così parlò al nostro minuscolo amico:
“Tontolino ma che fai? Hai paura di me, del tuo Salvatore? Ma che mi combini?”
“Combini schifezze, non per nulla sono nero, brutto e debole!”
“Ehi calma, tranquillo! Guarda che io è per quelli come te che mi son fatto piccino, io amo i micro-chicchetti deboli che contano sul mio aiuto. A me non interessano i risulati perfetti, ma la volontà e l’impegno che si mettono in un azione.”
“Davvero? Io ci provo e che poi… le forze mancano… e…, ed io sono Tontolo, Tontolo il buono a nulla!”
“Ma chi lo ha detto? Tu ancora non hai capito: non conosci né le tua potenzialità né la mia forza, ma soprattutto non conosci il mio Amore”
“Ho freddo, fame e sono malato e sporco”
“Vieni qui, piccolo mio!”
E detto questo lo sollevò sul palmo della sua mano e avvicinatolo a sé disse:
“Ti amo tanto tanto e ti ho fatto solo per averti e per portarti con me nel mondo di Lassù dove staremo insieme per sempre. Per ora, per un micro-periodo, devi restare qui e raccontare tutto, così un giorno verrai con tanti altri cicchetti tuoi fratellini”
“Ma, ma davvero mi porti con te? E l’Altissimo Sovrano?”
“L’Altissimo Sovrano è felicissimo e non desidera altro che questo: avere con Sé tutti i Suoi piccini, e tu sei uno di questi!”
“Davvero? Non è arrabbiato con me, non mi perseguita?”
“Ma che dici, piccolino mio? Così mi fai soffrire terribilmente!” disse bagnandolo con una lacrima che lo sommerse completamente come un fiume in piena sommerge una barchetta. Dopo quell’alluvione Tontolo riemerse pulito, bianco come le nuvole illuminate dai primi raggi del sole dopo la tempesta e quando si vide, non poteva reggersi in piedi dalla meraviglia e dalla gioia
“Ma… ma…. Sono bianco! Ma allora mi hai perdonato! Sono bello e luminoso ma anche più forte!”
“Sei come ti ho pensato e voluto fin dal primo giorno. Si ti ho perdonato e ti perdonerò sempre e per sempre vivrai sul palmo della mia mano da cui nessuno mai, MAI, potrà strapparti!
E adesso dormi piccino mio, dormi! Ecco qui, riposa nel tuo morbido lettino. La terra ti coprirà e ti proteggerà dal freddo e al tuo risveglio sarai già Lassù!”
E il nostro chicchetto si addormentò felice e sereno sognando di nutrire tutti i bimbi del mondo.
Timpone milena special guest
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